Rafforzare le azioni a tutela dei lavoratori e salvaguardare la sostenibilità economica delle imprese. Questa, in sintesi, la posizione espressa dall’Unsic nel corso dell’audizione alla 10ª Commissione permanente del Senato (Lavoro e Previdenza Sociale).
Nel commentare i disegni di legge sul salario minimo – in particolare il DDL 957 – l’organizzazione ha sottolineato come l’introduzione di una soglia salariale per legge non debba tradursi in un irrigidimento dannoso per le realtà produttive, soprattutto le più piccole.
L’Unsic ha inoltre richiesto che il ruolo della contrattazione collettiva nazionale resti centrale nella determinazione delle retribuzioni, perché più flessibile, adattabile ai settori e capace di coniugare equità e competitività.
“Siamo favorevoli a garantire retribuzioni dignitose – ha dichiarato il presidente Domenico Mamone – ma serve un approccio pragmatico che protegga il lavoro senza scaricare costi insostenibili su imprese già in difficoltà”.
Nel dettaglio, l’Unsic ha proposto: sgravi contributivi per le microimprese e i settori a bassa marginalità, per compensare l’impatto di eventuali aumenti salariali; incentivi alla contrattazione aziendale e territoriale, per costruire soluzioni su misura che valorizzino la produttività e la realtà locale; premialità per chi rinnova i contratti collettivi nei tempi previsti, con riduzioni del cuneo fiscale su aumenti superiori all’inflazione; istituzione di una Commissione nazionale di monitoraggio, per evitare automatismi e adeguare i minimi sulla base dei dati reali; riduzione strutturale del cuneo fiscale sui salari più bassi, per migliorare il netto in busta senza aggravare i costi per le imprese.
L’organizzazione di via Bargoni ha anche sottolineato l’importanza di utilizzare i fondi pubblici in modo strategico, ad esempio convertendo il previsto “Fondo salario minimo” in uno strumento di sostegno alla regolarizzazione e alla crescita delle aziende.
“La sfida del salario minimo può diventare un’occasione per rilanciare la competitività e la coesione sociale – ha concluso Mamone – ma solo se si costruisce un equilibrio concreto tra diritti dei lavoratori e tenuta del tessuto produttivo, soprattutto quello più fragile”.
Giampiero Castellotti