Cotone, seta, lana. Tutte fibre naturali rispettose dell’ambiente scelte dai consumatori, sempre più esigenti ed attenti alla sostenibilità ambientale, che vogliono indossare materiali organici non impattanti. Secondo un’indagine del 2024 realizzata dall’Ipsos, il 74% degli italiani sarebbe interessato alla moda sostenibile, un percentuale alta e trasversale alle diverse fasce d’età.
Aziende ed enti di ricerca stanno spostando l’attenzione su nuovi metodi di coltivazione per la produzione di materie prime naturali necessarie a un settore importante per l’economia italiana. Il convegno “Moda &ricerca: la moda italiana che verrà” organizzato congiuntamente da Cnr, Crea, Efi (European Forest Institute Biocities Facility) e Beste, ha affrontato il tema da varie prospettive: agricole, innovative e tecnologiche all’insegna della sostenibilità, dell’economia circolare e della qualità. Un’occasione di confronto fra il mondo della moda, quello della ricerca e quello delle istituzioni per fare il punto sulle esigenze, le prospettive e le sfide del sistema della moda italiana, simbolo indiscusso di eccellenza del made in Italy e di riconoscimento dell’Italia all’estero.
“Il connubio fra ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico è fondamentale – ha dichiarato Andrea Rocchi, presidente del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. “Il Crea porta avanti diversi progetti dedicati alla produzione di materie prime, quali la seta e il cotone: l’agricoltura, infatti, è importante nell’intera filiera della ricerca. È necessario, però, ripensare il modello di business e il relativo paradigma, puntando su qualità e sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.
Presente anche il Gruppo Giorgio Armani, da tempo impegnato sui temi legati alla sostenibilità, che nel 2023 ha avviato l’Apulia Regenerative Cotton Project, in collaborazione con Smi, Cba, e coordinato da Efi e Crea. In Puglia, si sta sperimentando la coltivazione del cotone con approcci di agricoltura rigenerativa; per la seta si sta provando ricostruire una filiera italiana di altissima qualità; per la lana si sta puntando al recupero della pecora merinos italiana.
“Il progetto pionieristico di creare il primo sito sperimentale di cotone agroforestale rigenerativo in Europa, realizzato presso l’azienda sperimentale del Crea ‘Maria Elisa Venezian’ a Rutigliano (Bari) – ha spiegato Giuseppe Scarascia-Mugnozza, direttore del Centro sulle Biocittà dello European Forest Institute – è fondamentale per la reintroduzione della coltivazione del cotone in Puglia e in Italia centro-meridionale nonché per generare nuove conoscenze scientifiche per guidare la transizione verso una produzione di cotone positiva per la natura e climaticamente neutra. Avviato nel 2023, si è già ampliato su una superficie di terreno di oltre cinque ettari e con Giorgio Armani e Beste si punta all’obiettivo di coinvolgere un più ampio numero di agricoltori e di aziende agricole per far diventare il cotone rigenerativo una reale opportunità agricola e di reddito per il Centro-Sud Italia, creando una filiera produttiva direttamente collegata alla trasformazione e valorizzazione industriale, con marchi italiani di assoluta eccellenza nel campo della moda nel mondo”.
Vanessa Pompili