Contattaci

    Prendi visione dell'informativa sulla privacy.
    Edit Template

    UNSIC: Leone, il Papa “delle cose nuove” - UNSIC

    Il nome che sceglie un nuovo Papa costituisce sempre la base del suo programma. Rappresenta, quindi, un significativo indizio da cui partire non solo per approfondire la conoscenza del nuovo Pontefice, ma per prevederne a grandi linee i temi protagonisti del pontificato.

    Francesco, ad esempio, ha rispettato appieno la dottrina del poverello di Assisi, ponendo l’amore per il prossimo e per il creato al centro della sua missione.

    Per cominciare ad avere familiarità con il nuovo Pontefice, colui sul quale sono riposte tante speranze in un mondo sempre più malato, è utile rinverdire ricordi scolastici legati alla Rerum Novarum, una delle 86 encicliche scritte da Leone XIII, il Papa che ha accompagnato la Chiesa a cavallo tra Ottocento e Novecento.

    Quell’epoca lontana ha diversi fattori in comune con la nostra. A cominciare dai grandi passi avanti compiuti dalla tecnica, con rilevanti conseguenze nel mondo del lavoro. La forte industrializzazione nell’Ottocento generò, in particolare, lo sfruttamento dei lavoratori, ad esempio l’ampio utilizzo dei minori senza assistenza, diritti e sindacalizzazione.

    Leone XIII, che veniva dalla provincia romana (Carpineto, oggi 4mila abitanti, tra Ciociaria e area pontina), allora segnata da una diffusa povertà, è ricordato proprio come primo Papa moderno, cioè fortemente impegnato nel sociale e nell’analisi di una contemporaneità in grande evoluzione.

    L’enciclica Rerum Novarum del 1891, che appunto è presente nei testi scolastici per la sua forte testimonianza di un’epoca, ha segnato una consistente svolta nella dottrina sociale della Chiesa. Imbevuta del solidarismo cristiano, è attualissima nel condannare le ingiustizie, a cominciare dall’eccessiva sperequazione della ricchezza. E nell’assumere la difesa dei più deboli. Non a caso un altro grande Papa, Giovanni Paolo II, proprio in occasione del centesimo anniversario da quel testo, ha promulgato l’enciclica Centesimus annus, riaffermando la centralità della dottrina sociale cattolica.

    Più nel dettaglio, Leone XIII, nel suo testo di interessante lettura, ha posto in primo piano la tutela dei ceti fragili e l’importanza dei diritti dei lavoratori, incoraggiando condizioni di lavoro dignitose, salari equi, fino alla necessità della costituzione dei sindacati (la Cgil sarà fondata nel 1906 a Milano, quindi 15 anni dopo, benché la nascita delle prime Camere del lavoro sia contemporanea alla richiamata enciclica). Nel nome della collaborazione, della partecipazione e della solidarietà in ambito lavorativo, Leone XIII auspicava accordi reciproci tra lavoratori e datori di lavoro e l’intervento dello Stato a tutela dei lavoratori, in particolare con leggi a favore della rigida definizione dell’orario di lavoro e del riposo festivo.

    Quel Papa laziale è andato oltre. Ha condannato non solo il socialismo, che in quegli anni moltiplicava gli sforzi nel promuovere la lotta di classe, ma anche le storture del capitalismo (e della massoneria), al pari, in fondo, degli ultimi Pontefici, ponendo quindi le basi per la contemporanea dottrina sociale cattolica. Scontata, quindi, la continuità con il pontificato di Francesco.

    Occorre ricordare che quella Chiesa tra Ottocento e Novecento, fortemente “italiana”, soffriva in particolare per la perdita del potere temporale a seguito dell’Unità d’Italia, che la spogliò anche di tante ricchezze economiche. Ecco perché Leone XIII dovette impegnarsi anche in una febbrile attività diplomatica che ha in parte contribuito a riavvicinare Stato e Chiesa prima dei Patti Lateranensi del 1929.

    Dal momento che quella stagione portò, nel giro di pochi anni, alla prima guerra mondiale, in quest’epoca di “terza guerra mondiale a pezzetti” anche al nuovo Papa è richiesta un’intensa propensione al dialogo – in questo caso universale – non soltanto pastorale, ma anche politico, nella migliore accezione del termine. Come per il Papa di un secolo fa, con il terzo pontificato per durata, pure il “giovane” Leone XIV è chiamato a sfidare le brutture della modernità. I drammi del Medio Oriente – su cui Francesco era stato particolarmente duro con Israele – e dell’Ucraina, associati ai tanti altri conflitti “dimenticati” in corso, ma anche le politiche “muscolose” delle grandi potenze, dalla Russia alla Cina, dall’India agli Stati Uniti, necessitano di uno “stemperamento”, perlomeno dottrinale, dall’autorità vaticana, in grado di sostenere le aspettative di miliardi di persone semplici in tutto il mondo, credenti e non credenti.

    Le parole, ovviamente, possono poco di fronte ai titanici interessi economici su cui è imperniato il mondo. Ma, nell’abbrutimento generale, un riferimento ideologico e spirituale tiene viva la speranza.

    Domenico Mamone

    link di origine

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Fissa un appuntamento

    Il primo passo verso una consulenza fiscale e previdenziale efficace inizia da qui: fissa il tuo appuntamento oggi stesso!

    Ultime News

    Categorie

    Tag