“Istat certifica una crescita positiva per il primo trimestre, migliore rispetto ad altri Paesi europei. Un segnale importante che dimostra la correttezza delle nostre previsioni e l’efficacia delle politiche economiche del governo”. Così il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti commenta la diffusione da parte dell’Istituto nazionale di Statistica della stima preliminare del prodotto interno lordo relativa ai primi tre mesi dell’anno.
“L’economia italiana registra una crescita dello 0,3% in termini congiunturali e dello 0,6% in termini tendenziali – si legge nel comunicato dell’Istat. “Il risultato fa seguito ai segnali, anch’essi positivi, del quarto trimestre 2024, quando la crescita congiunturale risultava dello 0,2% (rivista al rialzo dallo 0,1% diffuso a marzo 2025) e quella tendenziale dello 0,5%. Questa stima, di cui si sottolinea la natura provvisoria, determina una crescita acquisita nel 2025 dello 0,4%”. Crescono sia il comparto primario che quello industriale, mentre appare stazionario il settore dei servizi.
Non arrivano invece buone notizie dall’Europa sul fronte lavoro e occupazione. Infatti anche se il tasso di occupazione per alcuni Paesi si sta avvicinando all’obiettivo Ue, prefissato al raggiungimento del 78% per le persone di età compresa tra 20 e 64 anni entro il 2030, l’Italia risulta essere tra le tre nazioni che nel 2024 hanno registrato tassi di occupazione inferiori al 70%. Romania (69,5%), Grecia (69,3%) e Italia (67,1%) sono ancora lontane dalla percentuale fissata nel piano d’azione “Pilastro europeo dei diritti sociali” presentato congiuntamente dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue nel 2017, volto a promuovere il mercato del lavoro e sistemi di welfare equi ed efficienti in tutta l’Unione.
Monitorato anche il divario occupazionale tra generi. Anche in questo caso il Belpaese compare tra gli stati che presentano divari occupazionali di genere maggiori rispetto alla media Ue. L’Italia risulta quello con la differenza più alta (19,3 punti percentuali) con meno del 60% della popolazione femminile occupata, rispetto a oltre il 75% della popolazione maschile.
Vanessa Pompili